Emeute à Milan – février 2010

«Non finisce qui, vogliamo vendicarci»
SANGUE «I latinos devono pagarla, hanno ammazzato un innocente»
MilanoIl primo avvertimento arriva poco dopo le quattro del pomeriggio quando gli agenti delle forze dell’ordine sono ancora tutti lì schierati, in assetto antisommossa a presidiare il territorio. E suona come una promessa di guerra per dire che non è finita qui e che gli scontri continueranno nelle prossime ore senza esclusione di colpi. «Appena la polizia se ne va, ricominceremo». Il secondo invece pesa come un precetto di una norma superiore a cui nessuno può abdicare. «Nel nostro paese quando qualcuno viene ucciso, si va avanti finché non c’è un morto anche dall’altra parte». In via Padova, il quartiere ghetto di Milano dove cinquanta etnie si spartiscono quattro chilometri di cemento, il giorno dopo l’omicidio del giovane egiziano ucciso dai «latinos», i conti tra stranieri si regolano così. Secondo la legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente. E la guerriglia dell’altra sera, con le macchine distrutte e le vetrine dei negozi sudamericani in pezzi, sembra non essere bastata. Lo si capisce dalle loro parole, lo si intuisce dallo sguardo pieno di rancore verso i nemici. «Sono degli assassini, che provino a farsi vedere da queste parti. Se ce n’è ancora uno esca fuori». Lo si sente dalla tensione che non molla mai un momento e aumenta quando arrivano i primi rappresentanti delle istituzioni cittadine circondate dalle forze dell’ordine che cercano di evitare lo scontro. Con gli italiani da una parte che chiedono il rispetto delle regole, nel terrore che possa capitare anche qui quello che è successo a Rosarno e gli egiziani dall’altra che inneggiano ad Allah. Mentre in fondo alla strada, gli stranieri strappano i manifesti della Lega e i sudamericani si preparano ad affrontare un’altra battaglia. «Ci hanno detto che vogliono violentare tutte le nostre donne. Ma cosa c’entra questo con quello che è accaduto? Ce l’hanno già detto: la guerra continuerà». Peruviani, cileni, boliviani, ecuadoriani: giurano di essere diversi dagli egiziani, di avere un lavoro e una famiglia da cui tornare ogni sera. «Va bene, beviamo un po’. Ma noi siamo civili e invece quelli lì allevano cammelli e basta». Intanto l’altra notte, la polizia ha arrestato quattro cittadini egiziani ritenuti responsabili di una parte dei danneggiamenti in via Padova e a uccidere il ragazzo 19enne con molta probabilità sono stati cinque o sei sudamericani appartenenti alla banda dei Chicago, una gang di latinos. Rimane invece ancora il dubbio su quale sia il reale movente dell’omicidio: si parla di un apprezzamento di troppo alla fidanzata della vittima o addirittura di un piede che uno dei giovani sudamericani, a bordo dell’autobus 56, avrebbe pestato al nordafricano. Da lì, gli insulti, le minacce e poi l’accoltellamento all’altezza del civico 80. Dove gli egiziani ieri mattina hanno acceso candele e incensi per ricordare il loro amico. Per fortuna arriveranno altri agenti della polizia a presidiare il territorio. Lo ha confermato il sindaco Moratti alla fine di una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza convocato dal prefetto Gian Valerio Lombardi e dopo aver sentito al telefono il ministro dell’Interno Maroni, il sottosegretario Letta e il premier. «Si è mostrato molto attento – ha spiegato il primo cittadino -. Avevamo già concordato con il governo il rafforzamento di uomini e possiamo averlo perché la finanziaria del 2010 ha sbloccato le assunzioni». Assicura il sindaco che quello che è accaduto l’altra sera non è stato come la banlieue parigina, il punto è che «scontiamo la politica del centrosinistra che ha aperto a una immigrazione senza regole». E che Milano abbia dovuto fare i conti in pochi anni con l’arrivo di migliaia di stranieri lo ripete anche il vicesindaco De Corato. «Ci vuole molta pazienza, sono arrivati a migliaia e qualcuno ha tollerato il loro ingresso. C’è chi ci ha guadagnato da questa situazione». A metà pomeriggio arriva il candidato alle regionali, Filippo Penati per chiedere la testa di Matteo Salvini e di Riccardo De Corato: «Le regole e le leggi ci sono, se non sono capaci di applicarle si dimettano». «La sinistra smetta di strumentalizzare – ribatte il governatore lombardo Roberto Formigoni -. La politica di apertura indiscriminata è stata realizzata in Italia da governi di sinistra. Qui si tratta di episodi singoli e non generalizzati. I responsabili andranno punti con il massimo della rapidità, fino all’espulsione». E in mezzo alla Babele di via Padova che parla mille lingue diverse, c’è anche tempo per i comitati dei cittadini e dei genitori di una scuola che invocano una politica dell’integrazione e una risposta «civile e intelligente» perché fatti del genere non si ripetano più. Mentre oggi pomeriggio alle 18, il coordinatore provinciale del Pdl Romano La Russa ha organizzato una fiaccolata in via Padova per esprimere solidarietà ai cittadini «esasperati e terrorizzati». Lo stesso faranno i commercianti delle vie dello shopping per chiedere il ripristino della legalità. Ma c’è una notte intera davanti e il quartiere ha ancora il fiato sospeso.
Scontri con la polizia e guerriglia urbana
Ilgiornale.it
lunedì 15 febbraio 2010
É il 12 aprile 2007: i cinesi mettono a ferro e a fuoco la città. Anche il quel caso, tutto nasce da un motivo banale: una multa vietata. Scoppia la contestazione, poi è l’intera comunità cinese che si rivolta scontrandosi con i vigili e la polizia: Alla fine restano sul campo 20 feriti.
Pochi mesi dopo, e ancora una volta è un intervento della polizia municipale quello a cui si ribella una comunità di immigrati. Siamo a luglio. La polizia municipale sequestra la merce di una sessantina di venditori abusivi peruviani. La pattuglia viene aggredita e cacciata.
Passa un anno, siamo nel 2008. Ancora un movente banale quello che innesca la reazione di due baristi – padre e figlio – in via Zuretti. Aggrediscono con una mazza un ragazzo del Burkina Faso cresciuto nell’hinterland di Milano. «Abba» viene ucciso. La drammatica uccisione scatena una rivolta di giovani immigrati, che il 19 settembre 2008. Sono migliaia, e sfilano al grido di «siamo africani, non animali».
Passa poco più di un anno. Un centinaio di rifugiati politici cacciati da un residence di Bruzzano si scontra con la polizia e vaga per la città per giorni e giorni, seminando disordine e devastazioni e bloccando le strade e la ferrovia, prima di insediarsi a Porta Venezia.
Questi sono solo i casi più noti ed eclatanti delle rivolte di immigrati scoppiati in città negli ultimi anni. Ma fra le bande di extracomunitari le risse sono all’ordine del giorno. In particolare fra i latinoamericani, che si organizzano in bande dal coltello facile – specie dopo feste in cui ubriacarsi – e dai nomi fantasiosi, come Latin King o Forever. L’8 giugno scorso, per esempio, un ragazzo ecuadoregno di 26 anni, David Stenio Noboa Betancourt viene ucciso in via Brembo (zona corso Lodi) in una vera e propria imboscata appena uscito dal carcere in cui è finito proprio per rissa. É colpito a morte da tre colpi sferrati allo sterno, a un fianco e alla schiena, con un coccio di bottiglia, o forse con un cacciavite
In 48 ore, il conto è della Polizia municipale di Milano, restano sul campo due morti e 9 feriti: 70 i giovani stranieri protagonisti di risse, aggressioni e rapine. La seconda vittima è un tunisino di 47 anni accoltellato a morte dall’amante, un transessuale peruviano di 41 anni.
Milano: scoppia la rivolta dopo l’omicidio di un egiziano
sabatoseraonline.it
14 febbraio 2010
La vittima diciannovenne accoltellata da un sudamericano.
Italia. Al momento non si segnalano altri scontri a Milano, dopo quelli avvenuti nella serata di ieri a seguito dell’omicidio di un diciannovenne egiziano accoltellato da un sudamericano nella zona di via Padova.
Secondo fonti della Questura, il ragazzo egiziano è stato ucciso da un sudamericano con una profonda ferita di arma da taglio al torace alle 17.40 di ieri, a seguito di una lite. Un altro giovane ferito a un braccio da un coltello, di origine ivoriana, è stato medicato e dimesso. A seguito dell’omicidio gruppi di nordafricani hanno assaltato esercizi commerciali di proprietà di sudamericani fra via Padova e via Leoncavallo e hanno ribaltato automobilli e seminato il panico nel quartiere.
Sono quindi intervenuti agenti in tenuta antisommossa che hanno sedato i disordini. La polizia sta setacciando la zona alla ricerca dei responsabili dell’omicidio e delle violenze che ne sono seguite.

Scontri a Milano a Viale Padova ucciso un egiziano: i nordafricani danno la caccia ai sudamericani
ilsussidiario.net
Sabato 13 febbraio 2010
VIDEO SCONTRI MILANO VIALE PADOVA – E’ caccia all’uomo nella zona di Viale Padova a Milano dopo che questa sera un giocane egiziano di 19 anni è stato ucciso a coltellate scatenando la rivolta dei connazionali che hanno dato il via a una vera e propria caccia all’uomo nei vicoli di Milano. L’assalto a negozi e ad autovetture che sono state rovesciate viene documentato da video amatoriali che cominciano a circolare in rete.
Gli scontri cominciano attorno alle 17:30 di oggi con la morte del giovane egiziano che ha scatenato la reazione dei propri connazionali. Secondo le prime ricostruzioni e testimonianze di persone sul posto, gruppi di nordafricani si sono scatenati in devastazioni a seguito della rissa – che, secondo alcune agenzie di stampa – sarebbe stata originata da un litigio su un autobus e sarebbe poi sfociata nell’accoltellamento e nella morte di un giovane egiziano per mano di un ragazzo facente parte di un gruppo di sudamericani.
L’alterco scoppiato sull’autobus per motivi ancora da accertare sarebbe porseguiro in strada dove il gruppo si nordafricani e quello di sudamericani si sarebbero affrontati nella rissa che ha provocato la morte del giovane egiziano.
Il clima però rimane molto teso e dalle testimonianze che appaiono in rete pare che gruppi e gruppuscoli delle due diverse etnie si stiano organizzando e la situazione di tensione potrebbe sfociare in un nuovo scontro, anche se tafferugli nei vicoli intorno a viale Padova pare si siano già verificati. La polizia sta presidiando la zona con un ingente schieramento di mezzi e uomini e al momento la situazione pare sotto controllo e non ci sono nuovi scontri in atto, anche se il timore di vendette è ancora forte e non si può dire quando la calma, da apparente, sarà davvero ristabilita.



Milano, scontri fra gang Giovane egiziano ucciso
ansa.it
Spedizione degli africani contro i sudamericani
14 febbraio,MILANO – E’ stata una serata di rivolta interetnica quella avvenuta a Milano, dove in via Padova, una delle ‘casbah’ cittadine, la comunità nordafricana ha dato vita a disordine e aggressioni dopo l’uccisione di un giovane egiziano accoltellato, pare, da alcuni sudamericani.
La lunga arteria stradale sembrava quasi il teatro di una guerriglia, auto ribaltate, vetrine sfondate, motorini rovesciati e gruppi di nordafricani che a 20-30 si muovevano nelle vie laterali a caccia di peruviani ed ecuadoriani. La polizia è riuscita con difficoltà a contenere la situazione, proprio perché, dopo l’esplosione della rabbia questi gruppetti di facinorosi hanno continuato a imperversare con un mordi e fuggi di continui danneggiamenti. Secondo la ricostruzione della questura l’episodio che ha dato vita alla rivolta è avvenuto alle 17.40.
Un gruppo di latinos e tre amici, due egiziani e un ivoriano, che si trovavano tutti sullo stesso autobus in via Padova, hanno cominciato a sfottersi e minacciarsi. Appena i tre nordafricani sono scesi dal mezzo il gruppo di sudamericani li ha seguiti e raggiunti accoltellando uno di loro, Hamed Mamoud El Fayed Adou di 19 anni, che è morto sul posto nonostante i tentativi dei soccorritori di rianimarlo. Ferito uno dei suoi due amici, L.K. ivoriano di 21 anni, ma per fortuna solo lievemente ad un braccio. Il terzo, cugino della vittima, è riuscito invece a scappare ed è illeso.
I due sono stati poi accompagnati in Questura dove sono stati sentiti a lungo dalla Squadra Mobile confermando questa versione dei fatti. Al momento pare che gli investigatori cerchino cinque giovani sudamericani a cavallo dei 20 anni anche se non si esclude che questo scenario possa cambiare nel corso delle ore. Non era passata nemmeno mezz’ora dalla morte del giovane egiziano quando, partendo proprio dal punto dove era caduto sotto le lame dei suoi aggressori, è scoppiata la rabbia dei suoi connazionali e amici. Un centinaio di loro, che presidiava il luogo dove si trovava il cadavere, hanno cominciato a fronteggiare la polizia che nel frattempo si era schierata per impedire passaggi in direzione del centro, ma ad un certo punto, come se si fossero improvvisamente organizzati, gli arabi hanno fatto dietro front, si sono infilati in una via laterale e hanno cominciato a spaccare tutto quello che trovavano sulla loro strada di fatto girando dietro via Padova e sbucando di nuovo sulla strada principale dopo lo schieramento di polizia.
Anche lì poi, fino alla centrale piazza Loreto, hanno scatenato la loro ira sui negozi sudamericani e sulle auto parcheggiate. « A me hanno rotto solo una panca – racconta la titolare italiana di un bar – ma qui adesso c’é un clima di odio razziale e temo per quello che potrà accadere nei prossimi giorni ». Al momento non ci sono fermi di polizia, anche se intorno alle 22.00, un folto gruppo di nordafricani sbucato improvvisamente da una via è stato circondato dalle forze dell’ordine, che li ha perquisiti prima di accompagnarli a gruppi in Questura e anche a bordo di un autobus dell’Atm.
E mentre due giovani arabi camminando sul marciapiede facevano un inequivocabile gesto minacciando di tagliare la gola ad un gruppo di giovani latino americani, nel punto in cui è morto il giovane egiziano i suoi amici bruciavano il sangue ancora sul posto dopo avergli gettato sopra dell’alcol al grido di « vendetta, vendetta ». Quasi di fronte a loro, dentro un locale affollato da giovani italiani, tutto scorreva nella massima tranquillità tra drink e happy hour.


FORMIGONI, VIOLENZE INACCETTABILI – « Incidenti e violenze inaccettabili: la legge deve essere rispettata da tutti, tanto più da chi è ospite nel nostro Paese. I colpevoli vanno individuati e perseguiti e sono sicuro che le forze dell’ordine sono e saranno all’altezza del compito ». Questa la dichiarazione del Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, sulla rivolta degli immigrati in via Padova dopo l’omicidio di un egiziano.
DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA: FENOMENO IN ESPANSIONE – E’ un « equilibrio delicato e precario » quello tra i gruppi criminali stranieri costretti a spartirsi gli affari sulla piazza di una grande città, come Milano. « In genere c’é una suddivisione per ‘materia’: a me la droga, a te il racket, a quello lo sfruttamento della prostituzione e via elencando, di reato in reato », spiega un investigatore, esperto di gang. « Ma le invasioni di campo sono sempre possibili, specie tra le bande di giovani, e in quel caso il gruppo è pronto a ristabilire le regole con efferati regolamenti di conti. Basta anche uno ‘sgarro’ in apparenza banale perché alla fine possa scapparci anche il morto. E’ presto per dirlo con certezza, ma è quello che potrebbe essere successo a Milano ». La dinamica, in effetti, è ancora poco chiara. Sembra che il movente che ha portato all’omicidio del 19enne egiziano sia del tutto banale, ma la guerriglia metropolitana seguita al delitto tra bande di latinoamericani e nordafricani « può essere sintomo – spiega l’investigatore – di una rivalità mai sopita tra gang contrapposte e che l’omicidio ha fatto deflagrare come una bomba ». Polizia, carabinieri e servizi segreti ormai da anni analizzano il fenomeno della difficile coesistenza tra i gruppi stranieri dediti, in Italia, a diverse attività criminali. Un’attenzione particolare viene dedicata proprio al fenomeno delle gang giovanili che, anno dopo anno, è sempre più preoccupante. Agguati e duelli, coltellate e stupri; spesso la loro è un guerra silenziosa e lontana dal centro, altre volte esplode in modo plateale nel cuore delle città. La Dia, nella sua ultima relazione, si è soffermata sulle gang sudamericane, che ciclicamente tornano alla ribalta. E Milano (insieme a Genova) è una delle città in cui questi gruppi – che si chiamano ‘Latin king’, ‘Commando’, ‘Forever », ‘Neta’ o ‘Soldatos Latinos’ – sono più attivi. La relazione della Direzione investigativa antimafia conferma che proprio nel capoluogo lombardo il fenomeno delle bande, « inizialmente nato quale esito deviante del disagio sociale, ha effettivamente fatto registrare diversi cruenti scontri in strada e la parallela commissione di reati di vario tipo ». Per ricordare alcuni degli episodi più noti, basti citare l’uccisione a coltellate – il 7 giugno 2009 – di un giovane equadoriano e il regolamento di conti, un anno prima, in cui venne quasi ammazzato un giovane salvadoregno, con l’arresto di diversi membri degli ‘Ms-13’. Secondo la Dia, però, « il fenomeno appare in espansione », al punto che c’é un’apposita sezione della Squadra mobile che si occupa di monitorarlo, così come « appare in aumento il proliferare, anche sull’onda di spinte emulative, di nuove bande ». Bande di gruppi etnici differenti, caratterizzate da vincoli interni che possono definirsi di tipo mafioso, violente, pronte ad allearsi così come a farsi la guerra. « La convivenza multietnica? Tutto dipende dagli ‘affari’ – risponde l’investigatore – e dall’equilibrio che, intorno ad essi, si riesce a trovare ».









